Stanchezza e rigenerazione educativa: come ritrovarsi prima dell’estate
- Agnese Mautone
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Quando l’estate è vicina, ma non ancora
Quando arriva la bella stagione, e al nord le piogge sembrano non finire mai, il desiderio d’estate ci prende alla bocca dello stomaco. Vorremmo evadere anche noi, adulti, educatori stanchi: correre nei prati, lasciarci andare al silenzio dei giorni caldi, dove anche le parole si arrendono, e i pensieri si diradano come le nuvole nel cielo di luglio.
Ma la realtà ci riporta a terra. Le vacanze sono ancora lontane, forse settimane o mesi. Intanto, la scuola chiude i battenti, ma i progetti educativi continuano, a volte più intensi che mai. E con loro, scadenze, incontri, riunioni, relazioni irrisolte.
Il peso dell’educare… anche senza scuola
Non è solo una questione di carico di lavoro. È la stanchezza dell’educare che si fa sentire: la fatica di restare presenti, lucidi, empatici quando tutto in noi chiede una pausa. Quando l’estate è alle porte ma la mente è ancora piena di incastri progettuali e responsabilità, può diventare difficile trovare il respiro.
E allora, come rispondiamo a questo senso di saturazione? Possiamo proporre soluzioni all’interno delle équipe educative che non siano solo tamponi, ma vere occasioni di ascolto e rigenerazione?
Piccoli gesti di rigenerazione educativa
Ecco una proposta semplice, ma potente: offrire ferie a rotazione, qualche giorno per ciascun educatore prima del pieno dell’estate. Se il bilancio del progetto lo consente, può essere un dono prezioso.
Non serve molto per ritrovarsi. A volte basta un breve cambio d’ambiente: un sentiero in montagna, un tramonto sul mare, una camminata in silenzio tra i campi. Pochi giorni per riconnettersi a sé, per ascoltarsi senza fretta, per ricordare che prendersi cura di sé è parte del lavoro educativo.

In fondo, la rigenerazione educativa passa anche da qui: dalla possibilità di riconoscere i propri bisogni, di rimettere a fuoco i propri obiettivi personali. A volte per ritrovare slancio. A volte, per rendersi conto che è tempo di cambiare rotta.
E quindi?
Cosa possiamo fare, concretamente? Forse è il momento di portare in équipe questa domanda. Possiamo costruire spazi (anche brevi) di ricarica. Possiamo fare in modo che nessuno si senta solo nella fatica.
Perché educare è un lavoro di senso, e ritrovare il senso – prima dell’estate – è forse il regalo più onesto che possiamo farci.
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