Per i bambini e le bambine, soprattutto per la scuola dell’infanzia, ci sono molte iniziative per avvicinare il giovanissimo pubblico alla lettura e alle iniziative culturali: teatro, musica, arte ecc. Uno sforzo culturale molto impegnativo e vasto, che ha dei ritorni apprezzati dalle famiglie che chiedono sempre più spazi culturali ampi e partecipati. Per i preadolescenti invece c'è il vuoto, il nulla. Una volta il sindaco della città in cui abitavo mi disse: “il problema delle politiche giovanili si può risolvere aspettando che crescano". Ma così è come mettere la testa sotto la sabbia, non vedere che l’impoverimento culturale avviene proprio alle scuole medie, mi piace ancora chiamarle così.
La scuola secondaria di primo grado è in profonda crisi, non è amata dai ragazzi e dalle ragazze, non ha una valutazione qualitativa alta da parte delle famiglie, gli insegnanti che vi insegnano spesso vogliono scappare, allora ci arrendiamo.
Ma è vero che i preadolescenti sono ineducabili? Sono una fascia di popolazione invisibile, che non ha diritti, sono cittadini di serie zero?
Eppure i ragazzi e le ragazze dai 10 ai 16 anni sono il nostro futuro e sono in grado di sognare, di fare comunità, di avere pensieri alti complessi e molto rivolti al sociale, forse vanno solo ascoltati e accolti così come sono con la testa sempre in aria, le gambe lunghe, scoordinati e disordinati.
Il promuovere la partecipazione alla politica della città dei più giovani è fare educazione, è educare al senso della comunità, è un percorso alla scoperta delle criticità dei nostri quartieri, è educare al pensiero critico.
Progettiamo la cultura per preadolescenti chiamandoli in causa; chiediamogli cosa significa la parola cultura per loro e capiamo come incarnarla in città. Comprendiamo come l’aspetto culturale può piacere ai giovanissimi riflettiamo in quali spazi, in che tempi.
Non è poi solo la scuola a dovere promuovere gli aspetti culturali, ma anche le amministrazioni comunali sono chiamate ad ascoltare i giovanissimi, in tante modalità diverse e creative, perché i giovanissimi sono fluidi i loro tempi di attenzione sono brevi, non hanno tempi lunghi di attesa, hanno bisogno che dall’ascolto si passi al fare.
Come fare allora per proporre cultura ai ragazzi e alle ragazze preadolescenti?
I giovanissimi amano immergersi in storie coinvolgenti e fantastiche; cosa succederebbe se potessero anche creare le loro narrazioni? Esiste un modo concreto per realizzare questo desiderio e offrire loro spazi di espressione?
Una soluzione stimolante potrebbe essere una stagione teatrale dedicata esclusivamente a loro. All'inizio, potrebbero essere pochi, ma fornendo un ambiente accogliente e creativo, li si invoglierebbe a partecipare sempre di più. L'obiettivo è permettere loro di sviluppare la propria immaginazione e creatività attraverso l'arte del teatro, sia fornendo corsi ma anche costruendo una rassegna che vada incontro ai loro interessi.
Anche la musica riveste un ruolo importante nella vita dei ragazzi e delle ragazze. Non si tratta solo di canzoni commerciali, amano esplorare generi musicali variegati. Ascoltando la loro musica, ci si può stupire di quanto siano aperti a gusti strani ed eclettici. Organizzare un concerto in città aperto esclusivamente agli under 16 potrebbe essere un'opportunità per promuovere l'inclusione culturale e farli sentire ascoltati nei loro bisogni ed interessi.
Inoltre, per avvicinarci a loro in modo autentico, non dovremmo semplicemente imitare il loro stile comunicativo, ma piuttosto utilizzare i loro strumenti di comunicazione per entrare in contatto con loro. Questo ci permetterebbe di aprire varchi di ascolto e coinvolgerli attivamente in progetti partecipativi.
La cultura per i ragazzi e le ragazze preadolescenti è un vasto territorio da esplorare e sviluppare. Offrire loro spazi di espressione e partecipazione, anziché lasciarli soli in città, è un impegno importante che ci consentirebbe di creare un ambiente più inclusivo e stimolante per il loro percorso di crescita.
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